Storie di Volontariato I


In questa sezione del sito raccontiamo le storie e le esperienze di nostri volontari, attivi sia in Italia sia in Centrafrica, per testimoniare che fare volontariato ed essere un volontario “non è una questione di tempo ma di anima!”

Cristina: Bangui “Mon Amour” e la nascita del progetto SAD

Cristina con una bimba del centro “La Joie de Vivre”

Tutto è iniziato nel 2008. L’incontro con Amici per il Centrafrica (ACA) è avvenuto per caso, come gran parte degli incontri che si fanno nella vita e che, a volte, la segnano in maniera profonda.

Il primo viaggio, la mia prima “missione” nel 2009: il caldo, gli odori diversi, i colori, mi hanno accolta appena scesa dall’aereo, poi il cielo stellato e quella terra rossa che si infila ovunque e che ho ritrovato inesorabilmente sui vestiti anche dopo averli lavati.

Tutti quei visi, tutti quei sorrisi, tutti sorridevano e io mi domandavo, guardandomi intorno, perché tanti sorrisi, visto che c’era…IL NIENTE!

Al mio rientro in Italia mi appariva tutto un po’ strano …mi sentivo inadeguata e non ne capivo il motivo, mi sentivo frastornata, felice di aver fatto quell’esperienza, ma non ancora convinta del volerla ripetere.

Da allora sono passati 13 anni (dal 2016 sono vicepresidente di ACA) e per me il viaggio in Repubblica Centrafricana è diventato un appuntamento fisso: mi sto preparando per il mio decimo viaggio e mi dichiaro completamente e follemente innamorata.

Ho capito che lo stato di disorientamento iniziale è stata la fase di innamoramento, ma adesso lo posso dire con certezza: è Amore. Amo profondamente le persone, che oramai ho imparato a conoscer e riconoscere e i luoghi che sono diventati famigliari nel corso degli anni: la nostra casa di Bangui, la foresta dei pigmei, ma soprattutto amo i sorrisi dei nostri bambini, quei bambini che ti corrono incontro numerosi e tu li vedi arrivare e ti chiedi come farai ad abbracciarli tutti, ma poi ci pensano loro, ti circondano, e tu ti reggi in piedi a fatica, mentre il cuore ti si riempie di gioia e di tenerezza.

La presentazione del progetto SAD all’assemblea di ACA

Ne ho conosciuti tanti: Ornella, Benice, Japhete, Israel, Carlos, li ritrovo ogni anno cresciuti, a volte le divise scolastiche sono diventate piccole e bisogna cambiarle. Sono tutti i bambini che frequentano la Nicolas Barré, la scuola del centro la Joie de Vivre (JDV), grande progetto di Amici per il Centrafrica. Lì oltre agli studenti ritrovo e saluto gli insegnanti: Betrand, in rappresentanza di tutti ogni volta si avvicina per i convenevoli ufficiali e poi ci si vedrà successivamente per due chiacchiere di aggiornamento reciproco.

Betrand ha frequentato la scuola psicopedagogica Jean Paul II, creata da ACA nel 2011 perché la formazione è essenziale e per avere studenti formati dobbiamo avere insegnanti ben preparati.

Il giro di saluti al centro la JDV prosegue nel dispensario inaugurato nel 2017: tutto il personale è schierato e pronto per i saluti e sono desiderosi di informarmi su come va il centro, sui risultati ottenuti. La struttura è bella, ma soprattutto i medici e gli infermieri sono ben preparati e ora posso dire con orgoglio che è davvero un centro pediatrico serio e professionale, grazie al quale in questi anni abbiamo garantito più di 3000 consultazioni perché la salute, insieme all’istruzione, è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano.

Lo scorso anno ho visitato il piccolo dispensario di Ngouma, in piena foresta, che riabilitato da poco, permette finalmente anche ai Pigmei di avere una prima assistenza sanitaria. La foresta per me è magica: è davvero un luogo che mi riappacifica con me stessa e con il mondo e i Pigmei hanno le loro tradizioni, che vanno rispettate perché per poter contribuire a cambiare un le cose è necessario sempre partire dalla conoscenza e dall’ascolto dei bisogni, elementi fondamentali per comprendere la diversità e capire come intervenire con rispetto.  

In tal senso il cammino è sempre lungo e non privo di difficoltà. L’instabilità politica sembra ci porti sempre un passo indietro rispetto a dove crediamo di essere arrivati: nella mia memoria sono impresse le scene vissute durante il viaggio del 2014, in coda agli eventi del colpo di stato (il quarto in 20 anni!) e lo sforzo fatto dall’Associazione per non chiudere la nostra scuola e cercare di dare ai bambini un pasto, una parvenza di “normalità” dove la “normalità” era fatta solo di scene di violenza, subita o a cui avevano assistito. Quei bambini che abitavano i campi profughi con i genitori o in cerca dei genitori, che purtroppo, in realtà, avevano perso per sempre.

In seguito a quel viaggio ACA ha cominciato a dare vita al PROGETTO SAD Adozioni a Distanza perché ci sono così tanti bambini orfani ed è giusto che anche loro abbiano una possibilità, che può cambiare la vita oppure no, ma è giusto provarci!

C’è un ricordo che mi porto dietro fin dal primo viaggio: Emanuel, che tutti hanno sempre chiamato Ema. Ema è un bambino allegro, ma la sua storia fa venire la pelle d’oca…quando l’ho conosciuto aveva sette anni e viveva in orfanotrofio perché la madre era morta in seguito al parto e il padre l’aveva incolpato della morte accusandolo di stregoneria e tentando di ucciderlo con il machete. La sua storia si leggeva sul suo viso, solcato da cicatrici profonde.

Ema era stato sottratto alla furia del padre, era cresciuto, andava a scuola, giocava. Due anni dopo non ho più trovato Ema, l’ho cercato, ma nessuno mi ha saputo dire dove si trovasse; ho solo saputo che un guardiano l’aveva accusato nuovamente di stregoneria per i segni che aveva sul volto.

Ogni volta che parto per Bangui ripenso a Ema, spero stia crescendo in un posto sicuro e mi chiedo come sia possibile credere ancora alla stregoneria, che non è tradizione da difendere, ma una conseguenza di quella malattia chiamata “ignoranza”.

Come diceva Thomas Sankara “Una delle condizioni per lo sviluppo è la fine dell’ignoranza. L’analfabetismo deve essere incluso fra le malattie da eliminare il più presto possibile dalla faccia delle terra”.

Tante storie, innumerevoli difficoltà, ma tanto Amore e l’Amore è quello che spinge me e spinge Amici per il Centrafrica a non arrendersi, ad andare avanti perché io ci credo e con me sono in tanti a crederci e a non arrendersi.

Una bimba del progetto SAD

A volte qualcuno mi chiede: ma perché proprio il Centrafrica?

Il Centrafrica è arrivato per caso nella mia vita e mi ha rapito il cuore e a questa domanda d’istinto rispondo sempre con un’altra domanda: “E se fossi nata là?”

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