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Fashion in Bangui! Dal Burundi al Centrafrica via Milano

Al termine del primo anno di corso, intervistiamo BERTHILLE KAZE, docente del corso di Prototipia

(di F. Farolfi)

Bella, intraprendente, solare, creativa e anche molto ambiziosa, Berthille, di origine burundese, si presenta e soprattutto presenta il lavoro che sta svolgendo a Bangui (Repubblica Centrafricana) per conto dell’Associazione “Amici per il Centrafrica” (ACA). Perché gli obiettivi che l’Associazione si è data non rimangano sulla carta, ma diventino vita. Per tutto un popolo.

Berthille, dopo la laurea in Comunicazione Sociale, conseguita in Burundi, si lancia in ciò che desidera più di ogni altra cosa. La moda. Ma per questo serve un percorso di formazione specifico. Nonostante le difficoltà, non desiste. E vi riesce, in un modo del tutto inaspettato. Infatti, attraverso ACA (che stava valutando l’apertura di una scuola di sartoria, ma non trovava docenti e soprattutto metodologie in Centrafrica) e grazie alla generosità e disponibilità dell’Istituto Secoli di Milano frequenta il corso annuale post diploma in modellistica e confezione, un’eccellenza italiana, riferimento a livello mondiale per lo studio e l’apprendimento nel settore moda.  Ma lasciamo che sia lei a raccontarci la sua avventura, che dal Burundi l’ha portata alla Repubblica Centrafricana. Passando per Milano, una delle capitali mondiali della moda.

Berthille, ci potresti raccontare com’è nata la tua passione per la moda?

Mi sono appassionata alla moda quando avevo 15 anni. Già a quell’età sapevo quello che volevo. Ma non avevo i mezzi. Desideravo creare un marchio di moda nel mio Paese, poiché volevo che la gente indossasse abiti creati in Burundi. Ma per questo mi occorreva una formazione specifica. I miei genitori non capivano cosa io volessi fare, pensavano alla solita formazione in taglio e cucito, per la quale non erano richieste grosse risorse finanziarie. Ma non si trattava di questo. Mio padre mi impose di iscrivermi all’Università. Allora scelsi un percorso di studi, ma non ero contenta, perché non era quello che volevo fare. Mi sembrava di perdere soltanto del tempo. Non potevo neppure partire per studiare all’estero perché né io né i miei genitori avevamo i mezzi necessari. Tuttavia, durante il mio percorso di studi universitari, tutto quello che imparavo lo incanalavo verso quello che desideravo realmente fare, la moda. Ogni istante associavo la comunicazione alla moda. Così ho potuto arrivare alla fine.

Come sei riuscita a realizzare concretamente il tuo sogno?

Durante gli anni di studio all’università, iniziai il lavoro di cucito presso un sarto venuto dal Benin, già molto conosciuto nel Paese. Cercai di fargli capire che la moda non era per me un modo per fare carriera, ma di realizzare pienamente me stessa. Il sarto mi disse di andare da lui tutte le volte che potevo per imparare le basi della sartoria. Nel giro di un paio di mesi avevo già imparato a utilizzare la macchina da cucire, a sviluppare la mia immaginazione, perché, così mi diceva, ogni cosa che desideravo creare, dovevo prima produrla con la mia immaginazione, per poi riportarla sulla carta. Una delle prime cose che mi aveva affidato era la costruzione di piccoli fiori. Sembrava una cosa banale, invece mi risultò alquanto complessa per il fatto che, seppure piccoli, i fiori dovevano essere perfetti. Il sarto, che mi impartiva lezioni gratuitamente, rientrò nel suo Paese ben presto. Così tutto fu interrotto. Ma anche questa volta non mi diedi per vinta. Fu così che iniziai a vendere abiti di seconda mano, quelli che erano di taglia larga li trasformavo, li stringevo oppure modificavo completamente il modello. Non avendo la macchina da cucire in quel momento, disegnavo il modello e lo portavo da un sarto, perché realizzasse quello che avevo in mente. Spesso lui non voleva riprodurre quello che desideravo fare perché mi diceva che quel modello non esisteva. Cominciai allora a vendere sia il modello che gli abiti. Fu in quell’epoca che cominciai ad avere clienti. E con i soldi risparmiati riuscii a comprare la mia prima macchina da cucire. Era il 2016. All’inizio facevo errori, ma continuai, senza mai scoraggiarmi. Ma sognavo un corso in Europa.

Come sei arrivata all’Istituto Secoli di Milano?

Avevo un’amica che era partita in Italia per un altro percorso di studi. Grazie ad una persona che lei conosceva, sono riuscita a prendere contatti con l’Associazione Amici per il Centrafrica, che stava cercando una persona da formare in Italia, grazie alla disponibilità dell’Istituto Secoli, su modellistica e confezione, con la finalità di trasmettere poi le conoscenze apprese con l’apertura di un corso per Prototipisti alla “Scuola dei Mestieri” creata a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. Dopo aver mandato il mio CV, aspettai la risposta per qualche mese. A marzo mi fu comunicato che ero stata selezionata, fra molti candidati. E dopo varie problematche legate al visto d’ingresso (anche qui ACA e l’Istituto Secoli mi furono d’aiuto), fui pronta partire.

Qual è stato il tuo impatto con la nuova cultura italiana e con l’Istituto Secoli?

Arrivata in Italia la prima persona che incontrai fu Stefano, figlio di Carla Pagani, fondatrice dell’Associazione. Alloggiavo in un appartamento messo a disposizione gratuitamente da una sostenitrice dell’Associazione. Oltre all’alloggio ACA mi copriva le spese ordinarie mentre la formazione era offerta dall’Istituto. Iniziavo a parlare in italiano, continuavo in francese, con qualche parola di inglese in mezzo! Un disastro, ma ci capivamo, era l’essenziale! Assieme ad un’altra ragazza congolese, anche lei selezionata per seguire la formazione all’Istituto Secoli, frequentai in Agosto e Settembre un corso intensivo di lingua italiana, che seguimmo per un mese e mezzo. Il 4 ottobre iniziai la formazione all’Istituto Secoli, che si protrasse per un anno. Non fu per nulla facile, ma bellissimo allo stesso tempo. Imparai tutto quello che serve per creare abiti in scala industriale. Naturalmente fu fondamentale l’aiuto dei docenti e dei tutor della Secoli che sono stati meravigliosi e pazienti con me. Il corso di prototipia industriale e artigianale consiste nel realizzare cartamodelli base delle principali tipologie di abbigliamento donna (gonne, pantaloni e abiti) e di confezionare prototipi completi con l’ausilio di macchine da cucire industriali. Quello che fu difficile per me all’inizio fu la lingua. Riuscivo a capire se qualcuno parlava lentamente, ma quello che risultava più difficoltoso era comprendere ed imparare tutti i termini tecnici… Durante il corso persi quasi 10 chili, soprattutto per il fatto che dormivo molto poco. Arrivavo a lavorare 72 ore di fila senza dormire!! Mi dicevo: ho un anno e devo imparare il più possibile! Ricordo che una volta avevo cominciato a lavorare alle ore 18 e pensavo di andare a riposare a mezzanotte, poiché l’indomani sarebbe stato l’inizio di una nuova settimana. Iniziai così a lavorare, ad un certo punto cominciai a sentirmi un po’ stanca, guardai l’orologio. Erano le 5.30 di mattina! Non potevo credere. Dovetti controllare più orologi, fino ad accendere la televisione per confermare l’orario dell’alba del lunedì mattina. Ero talmente immersa in quello che facevo che non sentivo più né la fame, né il sonno.

E adesso la tua avventura continua a Bangui. Puoi raccontarci qualcosa di più?

Sono venuta qui a Bangui per impartire una formazione in confezione e modellistica a giovani centrafricani. Durante l’anno di mia permanenza in Italia l’Istituto Secoli ha infatti anche provveduto a tradurre in francese il materiale didattico e le esercitazioni per tutto l’anno di corso, di modo che potessi riportarlo a Bangui. Anche le aule e i laboratori sono stati allestiti con macchine e materiali reperiti da donatori in Italia su indicazione dell’Istituto Secoli. Un progetto ambizioso, primo e unico nel panorama della Repubblica Centrafricana, che garantirà un futuro ai 12 studenti, futuri prototipisti, selezionati tra una cinquantina di aspiranti, che hanno dimostrato da subito serietà e impegno. Si tratta di una formazione annuale, 2 semestri per complessive 900 ore, ma pensiamo di prolungarla a due anni. Alla fine della loro formazione, gli studenti potranno lavorare all’interno di laboratori artigianali e piccole aziende industriali, anche con commesse dall’estero, oppure creare le firme delle loro collezioni qui a Bangui. Non si tratta di creare abiti sulla misura del cliente, ma di creare capi di moda su scala industriale, con diverse taglie, che i clienti potranno scegliere.

Che cosa sogni per la tua carriera professionale?

Il mio sogno nel lungo termine non è cambiato: creare il mio brand, la mia collezione di moda. Questo mi permetterebbe di formare altri giovani, ma soprattutto far conoscere il mio Paese al di là di tutti gli stereotipi, legati alla guerra, alla crisi politica, economica. Di questo beneficerà l’intero continente, che straripa di giovani talenti nei campi della cultura, dell’arte … Ma ora, nel breve-medio termine occorre portare a conclusione l’avviamento della corso di Prototipia concludendo i primi cicli di corso.

Un’ultima domanda per te Berthille, un po’ curiosa: raccontaci una tua grande soddisfazione ed una difficoltà che vivi nel tuo lavoro qui in Centrafrica.

Berthille ride a questa domanda. Poi risponde cominciando da una difficoltà che ha trovato nel vivere in Centrafrica. È la prima volta che vivo in un clima così caldo e umido. Per quanto riguarda il lavoro, trovo che gli studenti hanno difficoltà, particolarmente con la matematica, importantissima nella preparazione dei cartamodelli. Tuttavia, gli studenti, nel giro di poco tempo, hanno capito che non si trattava del semplice corso di taglio e cucito, ma di stilismo e modellistica. Sono impegnati, si danno da fare per imparare un lavoro che li affrancherà dalla precarietà, che caratterizza la vita della maggior parte della popolazione qui in Centrafrica. Anche quando piove (e qui si tratta di piogge veramente torrenziali!!), gli studenti vengono con impermeabili e stivali. Mi chiedono di lavorare anche nei giorni legati alle festività religiose o civili. Si sono veramente appassionati al lavoro! Negli esami di fine corso, hanno avuto buoni risultati. È vero che prendono tempo, ma cercano di migliorare attraverso le domande che pongono su cose che non hanno capito oppure attraverso le mie correzioni. Adesso cominciano a farmi domande su come realizzare i modelli che hanno immaginato, su come arrivare a creare abiti che loro stessi hanno pensato. Gli studenti mi dicono che vorrebbero creare qui in Repubblica Centrafricana i loro marchi di abbigliamento. Questo è sognare un futuro diverso per loro e per tutto il Paese. In questo modo penso l’obiettivo dell’Associazione “Amici per il Centrafrica” e dell’Istituto Secoli sia stato pienamente raggiunto.

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Al via il corso post diploma per PROTOTIPISTI

Avviato alla “Scuola dei Mestieri” l’indirizzo di corso progettato in collaborazione con l’Istituto di moda Secoli di Milano

Dopo tanti sacrifici, tanto impegno e superando non pochi ostacoli, ieri è stato avviato ufficialmente il primo corso annuale di PROTOTIPIA (Modellistica e Confezione – Linea Donna) presso la “Scuola dei Mestieri” di Bangui.

900 ore di corso, suddivise in 450 di “modellistica” e 450 ore di “confezione”, che permetterà di introdurre in Centrafrica una metodologia di produzione basata su modello e non solo su misura.

Un progetto ambizioso, primo e unico nel panorama della Repubblica Centrafricana, che garantirà un futuro ai 12 studenti, futuri prototipisti, selezionati nelle scorse settimane tra circa 50 aspiranti.

Un grazie ad Istituto Secoli, che ha garantito la formazione delle insegnanti, e messo a disposizione la metodologia ed il materiale didattico (tutto tradotto in Francese) e all’ Opera Salesiana in RCA che con il suo centro di formazione professionale garantirà il riconoscimento formale del corso post diploma. Grazie ancora a chi, a vario titolo, ha creduto e supportato questo progetto: Fondazione San Zeno, Associazione Realmonte Onlus (Linea Adele), i tanti volontari, il nostro responsabile paese a Bangui, i donatori privati e corporate, e naturalmente alle nostre docenti Berthile e Agnes.

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